Rosso Antico
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Pochi giorni or sono, mentre su YouTube davo un’occhiata ad alcuni video di vetture d’epoca, mi sono imbattuto in un paio di filmati relativi all’Alfa Romeo Alfasud. Un subitaneo attacco di nostalgia per questo vecchio modello che acquistai (usato) quando ero molto giovane, mi ha indotto a tentare di scrivere una recensione “retrospettiva”.
Modello: Alfa Romeo Alfasud, 1a serie (1972 – 1977)
Cilindrata: 1.2 lt (aspirato, boxer, potenza 50 kW/68 CV @5000 g/min, coppia MAX 90 Nm @4000 g/min)
Alimentazione: benzina
Allestimento: “L”
Colore: Blu “Posillipo”
Anno di immatricolazione: 1975
Km percorsi (nel periodo 1982 – 1984): oltre 30k
Le persone diversamente giovani, come il sottoscritto, ricordano bene che i livelli di qualità ed affidabilità di questa vettura (notoriamente scarsi) e, in particolare, il grave problema dell’ossidazione dei lamierati, ne determinarono la cattiva fama. I motivi andrebbero ricercati soprattutto nell’inadeguata preparazione e cultura industriale da parte dei manager e della manodopera locale, allora impiegata nello stabilimento di Pomigliano d’Arco (NA), e da alti livelli di assenteismo, che ridussero drasticamente la produttività e resero praticamente inefficace il sistema di controllo della qualità. La ruggine emergeva dopo pochissimo tempo su parafanghi, passaruota, montanti parabrezza e lunotto e, a volte, persino sulle pannellature . A tutto ciò si cominciò a porre rimedio a partire, in pratica, solo dal 1980, migliorando notevolmente il design della vettura, il suo livello qualitativo e, soprattutto, utilizzando per le scocche dei lamierati con trattamento anticorrosione “Zincrometal”.
Design esterno, ruote e pneumatici
Non si può dire che le linee dell’Alfasud fossero proprio gradevoli ma, in compenso, non erano mal proporzionate. Il suo aspetto faceva pensare ad una due volumi con portellone però, in effetti, il bagagliaio era separato dall’abitacolo. La verniciatura non rappresentava il massimo della qualità e, tra i pochi colori a disposizione, ve n’erano alcuni decisamente improponibili (e.g., grigio topo e rosa salmone ). Purtroppo, come già detto, il problema della ruggine che, nel giro di pochissimi anni, tendeva ad affiorare in molti punti critici della carrozzeria, era fortemente penalizzante. I cerchi in acciaio, con verniciatura satinata e coprimozzi lucidi, avevano tutto sommato un buon aspetto estetico. Gli pneumatici di serie (165/70 R13), che oggi ci sembrerebbero ridicolmente piccoli, erano in effetti allineati a quelli montati all’epoca dagli altri costruttori, su vetture del medesimo segmento. Perlomeno, il loro rapporto d'aspetto contribuiva a migliorare il comfort di marcia. Voto: 4
Posto di guida
Giudizio, in parte, positivo. Il volante a tre razze, dal disegno classico e di buona fattura, era regolabile in altezza, mentre si poteva posizionare la seduta solo in profondità. La regolazione dello schienale non era a scatti, ma continua, mediante la tipica ghiera che ritroviamo in molte vetture attuali. Il rivestimento dei sedili era in sky (all’epoca, si usava dire “similpelle vinilica”). La posizione di guida, piuttosto bassa e “sportiveggiante”, risultava comunque comoda. Inspiegabilmente, il comando del clacson non era costituito dal tipico “pulsantone” al centro del volante, ma da una levetta posta alla sua sinistra, che si azionava come se fosse quella degli abbaglianti (mah …). Il quadro era abbastanza chiaro e sufficientemente illuminato. Stranamente, il blocchetto della chiave di accensione era posto alla sinistra del volante (forse, pensavano alle esportazioni nel Regno Unito … ). Le leve del cambio e del freno a mano erano ben posizionate ed i pedali erano correttamente dimensionati. Voto: 6
Plancia
Il disegno della plancia era piuttosto semplice, con i comandi e le segnalazioni ben disposte e facilmente individuabili. Purtroppo, i materiali plastici erano rigidi e di qualità piuttosto scadente, così come i montaggi. In compenso, le superfici erano robuste, durature, molto facili da pulire e resistenti ad urti e graffi. Voto: 5
Abitabilità
L’abitacolo dell’Alfasud era abbastanza confortevole. La vettura era compatta, ma lo spazio interno risultava più che sufficiente per quattro adulti. Anche le sedute risultavano piuttosto comode. I vani portaoggetti erano limitati soltanto al cassetto lato passeggero e, sotto di esso, ad un piccolo ripiano. Le tasche delle portiere erano, secondo la filosofia del tempo, piccole e poco sfruttabili. Voto: 6.5
Bagagliaio
Per l’epoca, ampio (circa 400 lt) e ben sfruttabile lo spazio disponibile nel bagagliaio, che aveva una forma abbastanza regolare. Il rivestimento interno, in gomma, era presente solo sul fondo. Le lamiere verniciate della carrozzeria erano a vista, su entrambi i lati. La parte frontale era comunque costituita dal retro dello schienale del divanetto posteriore, che presentava un rivestimento di qualità accettabile. Seduta, schienale e cappelliera non erano abbattibili ma, almeno, erano facilmente asportabili, nel caso si volesse sfruttare al massimo la capacità di carico della vettura. Voto: 6
Visibilità
La visibilità anteriore e laterale, grazie alla bassa linea di cintura ed alle ampie superfici vetrate, era ottima. Il lunotto era abbastanza grande, ma piuttosto inclinato. Quest’ultimo, assieme ai massicci montanti posteriori, non consentiva una buona visuale sul retro e sulla tre quarti posteriore. Come sappiamo, i gruppi ottici anteriori degli anni ’70 erano notoriamente poco potenti, e questo modello non faceva eccezione. Non molto grandi, ma ben visibili, i gruppi posteriori e gli indicatori di direzione. Voto: 6.5
Ventilazione
Ho evitato, data l’età del progetto ed il segmento della vettura, di usare il termine “climatizzazione” (manco a dirlo, inesistente). I comandi della ventilazione, che era sufficientemente potente, erano molto facili da usare. Per il parabrezza, però, c’erano solo due bocchette orizzontali, circolari ed orientabili, situate al centro della plancia. Durante la stagione fredda (e non solo ?), ero spesso costretto ad utilizzare un cuscinetto rivestito in daino sintetico per assorbire l’abbondante condensa che si formava sul lato interno del parabrezza. Mentre, in estate, soprattutto dalle mie parti, non si poteva far altro che spalancare i finestrini ed aumentare la velocità nel platonico tentativo di mitigare il gran caldo . Voto: 5
Impianto stereo
Purtroppo, come per le altre vetture degli anni ‘70, l’impianto stereo di serie non era disponibile. Era però presente un minimo di predisposizione, ovvero un alloggiamento per un radio-lettore 1 DIN, con un frontalino cieco recante il marchio Alfa Romeo al centro della plancia. Quello della mia Alfasud era ancora intonso. Evidentemente, al precedente proprietario, la cosa non interessava. Provvidi pertanto personalmente ad installare un economico radio-lettore estraibile, Stereo 7 (un Majestic, se non sbaglio) e modificai la cappelliera per montarvi una coppia di speaker a due vie della Bandridge, sostituiti in seguito da prodotti Ciare, derivando l’alimentazione a 12Vcc dalla presa accendisigari ed incanalando lateralmente, sotto i profili in plastica che fissavano la moquette, i cavetti per gli altoparlanti. Fu un lavoretto semplice e, tutto sommato, la qualità del suono si rivelò più che accettabile. Voto: 6
Dotazione
Le dotazioni di serie erano allineate a quelle proposte dalle concorrenti italiane ed europee dell’epoca, a parità di tipologia e segmento di vettura. Bisogna però dire che, in quel periodo, le auto tedesche spiccavano molto di più, per la qualità percepita, di quanto non lo facciano attualmente (le vetture giapponesi cominciavano timidamente a diffondersi sul mercato europeo, mentre le coreane erano ancora praticamente inesistenti). Voto: 7
Prestazioni (motore, accelerazione, velocità, ripresa)
Nonostante le modeste coppia e potenza del motore benzina aspirato, un innovativo boxer (ovvero, a due coppie di cilindri contrapposti a 180°), l’Alfasud L era una vettura molto piacevole da guidare. Grazie al peso contenuto ed alla buona aerodinamica, la velocità massima superava i 160 km/h, consentendo di viaggiare con un margine, sia pur piccolo, di sicurezza in relazione ai limiti imposti dal codice. Il generoso propulsore saliva di giri molto rapidamente e la sua voce, sommessa e gorgogliante ai bassi regimi, si trasformava in un rombo teso, che aveva un piacevole e particolare timbro metallico, e che rendeva riconoscibile l’Alfasud, al suo passaggio, solo ascoltandone il suono del motore. Tutto ciò, naturalmente, induceva a premere l’acceleratore più del dovuto ?. In conclusione, questa modesta vettura è stata realmente capace di regalare qualche piccola soddisfazione a coloro che l’hanno guidata ?. Voto: 8.5
Consumo
Come per tutte le Alfa, una nota dolente . I consumi erano piuttosto elevati: si attestavano, in media, sui 10 km/lt, giustificabili solo dalla tipologia di alimentazione con mono-carburatore e dalla tecnologia non avanzatissima del tempo. Voto: 4
Cambio
La trasmissione manuale 4M era piuttosto buona. I rapporti erano molto ben scalati, mentre gli innesti erano sufficientemente precisi e abbastanza dolci. La frizione, a comando idraulico, era invece un po’ deludente: il pedale era pesante, dalla corsa lunga e poco modulabile e, quindi, piuttosto faticoso da azionare. Voto: 6
Sterzo
Davvero encomiabile. Lo sterzo era dotato di un ottimo comando a cremagliera, molto diretto e preciso. Purtroppo, durante le manovre di parcheggio, la mancanza del servo si faceva sentire, eccome. Però, la presenza di un bel feedback dall’avantreno consentiva di avvertire tempestivamente i primissimi sintomi di perdita di aderenza, dando la rassicurante sensazione di avere il pieno controllo del mezzo. Ciò migliorava il piacere di guida e, manco a dirlo, mi induceva ad una conduzione alquanto briosa ?. Voto: 8
Frenata
I quattro freni a disco (all’epoca, un’ottima dotazione per un’auto di pari segmento) erano potenti e ben modulabili, anche se sembravano soffrire un po’ nell’uso prolungato. Purtroppo, un difetto congenito - e mai risolto - al ripartitore di frenata, provocava bloccaggi improvvisi ed inaspettati di una delle due ruote posteriori, causando sbandate difficilmente controllabili. Io stesso, più di una volta, mi sono trovato in questa spiacevole situazione. Me la sono cavata senza alcun danno grazie all’ottimo sterzo ed a molta fortuna . Voto: 4
Tenuta di strada e stabilità
Buona l’ingegneria e la costruzione della sospensione anteriore (un super-classico schema McPherson), ma addirittura raffinata la geometria della sospensione posteriore, a ruote indipendenti. L’assetto, rigido ma non troppo, il rollìo contenuto ed il comportamento (sottosterzante ma sincero) della vettura, consentivano un’ottima guidabilità ed una buona tenuta di strada. Adesso, che siamo avvezzi ai controlli di trazione e stabilità, ci siamo un po’ dimenticati che, allora, il compito di intervenire con manovre correttive di emergenza era lasciato all’abilità e, soprattutto, al fattore C del conducente ?. Voto: 7.5
Confort
L’abitacolo era poco isolato termo-acusticamente, ma non si avvertivano fruscii, vibrazioni o fastidiosi scricchiolii. Le sedute erano piuttosto comode, anche se un po’ rigide. L’insonorizzazione della sottoscocca era praticamente inesistente. Anche la coibentazione termo/fonoassorbente del propulsore era molto scarsa. Ma il suono proveniente dal vano motore era così piacevole che la questione relativa all’insonorizzazione passava in secondo piano ?. Voto: 6
Prezzo
L’Alfasud, come, in genere, tutte le vetture Alfa Romeo, non aveva un prezzo concorrenziale, sia rispetto a quello che era effettivamente in grado di offrire, sia rispetto alla (scarsa) qualità costruttiva percepita. Voto: 5
Costi di gestione / affidabilità
Consumi elevati a parte, la vettura aveva costi di gestione accettabili. Tassa di possesso (a quei tempi, si chiamava "di circolazione") e premio di assicurazione annuale RC erano di importo piuttosto contenuto. Non posso esprimermi in relazione alla garanzia dato che, all’epoca, i costruttori fornivano coperture non superiori ai 12 mesi, ed io acquistai la vettura a distanza di 7 anni e 75k km dalla prima immatricolazione. Registrai comunque un paio di piccoli problemi (non al motore), risolti però molto rapidamente ed a costi abbordabili. Voto: 6
Valutazione media complessiva: 5.9/10
Pregi:
L’Alfasud L era una vettura allo stesso tempo pratica e molto piacevole da guidare. Un buon compromesso, sia per viaggiare in (relativo) comfort, sia per muoversi agevolmente in città. Lo spazio disponibile nell’abitacolo e l’ampio e ben sfruttabile bagagliaio ne rendeva l’uso adatto anche ad una piccola famiglia.
Difetti:
Il grave problema della ruggine, gli eccessivi consumi del propulsore, la frizione pesante, l’inaffidabilità dell’impianto frenante e la scarsa qualità delle finiture. Se non fosse stato per questi difetti (ai quali si pose rimedio tardivamente), l’Alfasud avrebbe potuto essere un modello di riferimento, invece di rivelarsi un promettente progetto che riuscì soltanto a deludere le grandi aspettative che aveva inizialmente suscitato.
Consiglieresti l'acquisto ad un amico o la ricompreresti?
Se potessi tornare indietro nel tempo, non raccomanderei di certo la prima serie dell’Alfasud ad un amico e lo metterei in guardia dai difetti della vettura (solo in parte compensati dai suoi pregi). Però confesso che, a patto di averne le possibilità, non mi sarebbe dispiaciuto acquistare, invece, un’Alfasud Sprint dei primi anni ’80 ?:
Grazie per la Vostra Attenzione – Buona Strada a tutti Voi,
Modello: Alfa Romeo Alfasud, 1a serie (1972 – 1977)
Cilindrata: 1.2 lt (aspirato, boxer, potenza 50 kW/68 CV @5000 g/min, coppia MAX 90 Nm @4000 g/min)
Alimentazione: benzina
Allestimento: “L”
Colore: Blu “Posillipo”
Anno di immatricolazione: 1975
Km percorsi (nel periodo 1982 – 1984): oltre 30k
Premessa
Le persone diversamente giovani, come il sottoscritto, ricordano bene che i livelli di qualità ed affidabilità di questa vettura (notoriamente scarsi) e, in particolare, il grave problema dell’ossidazione dei lamierati, ne determinarono la cattiva fama. I motivi andrebbero ricercati soprattutto nell’inadeguata preparazione e cultura industriale da parte dei manager e della manodopera locale, allora impiegata nello stabilimento di Pomigliano d’Arco (NA), e da alti livelli di assenteismo, che ridussero drasticamente la produttività e resero praticamente inefficace il sistema di controllo della qualità. La ruggine emergeva dopo pochissimo tempo su parafanghi, passaruota, montanti parabrezza e lunotto e, a volte, persino sulle pannellature . A tutto ciò si cominciò a porre rimedio a partire, in pratica, solo dal 1980, migliorando notevolmente il design della vettura, il suo livello qualitativo e, soprattutto, utilizzando per le scocche dei lamierati con trattamento anticorrosione “Zincrometal”.
Design esterno, ruote e pneumatici
Non si può dire che le linee dell’Alfasud fossero proprio gradevoli ma, in compenso, non erano mal proporzionate. Il suo aspetto faceva pensare ad una due volumi con portellone però, in effetti, il bagagliaio era separato dall’abitacolo. La verniciatura non rappresentava il massimo della qualità e, tra i pochi colori a disposizione, ve n’erano alcuni decisamente improponibili (e.g., grigio topo e rosa salmone ). Purtroppo, come già detto, il problema della ruggine che, nel giro di pochissimi anni, tendeva ad affiorare in molti punti critici della carrozzeria, era fortemente penalizzante. I cerchi in acciaio, con verniciatura satinata e coprimozzi lucidi, avevano tutto sommato un buon aspetto estetico. Gli pneumatici di serie (165/70 R13), che oggi ci sembrerebbero ridicolmente piccoli, erano in effetti allineati a quelli montati all’epoca dagli altri costruttori, su vetture del medesimo segmento. Perlomeno, il loro rapporto d'aspetto contribuiva a migliorare il comfort di marcia. Voto: 4
Posto di guida
Giudizio, in parte, positivo. Il volante a tre razze, dal disegno classico e di buona fattura, era regolabile in altezza, mentre si poteva posizionare la seduta solo in profondità. La regolazione dello schienale non era a scatti, ma continua, mediante la tipica ghiera che ritroviamo in molte vetture attuali. Il rivestimento dei sedili era in sky (all’epoca, si usava dire “similpelle vinilica”). La posizione di guida, piuttosto bassa e “sportiveggiante”, risultava comunque comoda. Inspiegabilmente, il comando del clacson non era costituito dal tipico “pulsantone” al centro del volante, ma da una levetta posta alla sua sinistra, che si azionava come se fosse quella degli abbaglianti (mah …). Il quadro era abbastanza chiaro e sufficientemente illuminato. Stranamente, il blocchetto della chiave di accensione era posto alla sinistra del volante (forse, pensavano alle esportazioni nel Regno Unito … ). Le leve del cambio e del freno a mano erano ben posizionate ed i pedali erano correttamente dimensionati. Voto: 6
Plancia
Il disegno della plancia era piuttosto semplice, con i comandi e le segnalazioni ben disposte e facilmente individuabili. Purtroppo, i materiali plastici erano rigidi e di qualità piuttosto scadente, così come i montaggi. In compenso, le superfici erano robuste, durature, molto facili da pulire e resistenti ad urti e graffi. Voto: 5
Abitabilità
L’abitacolo dell’Alfasud era abbastanza confortevole. La vettura era compatta, ma lo spazio interno risultava più che sufficiente per quattro adulti. Anche le sedute risultavano piuttosto comode. I vani portaoggetti erano limitati soltanto al cassetto lato passeggero e, sotto di esso, ad un piccolo ripiano. Le tasche delle portiere erano, secondo la filosofia del tempo, piccole e poco sfruttabili. Voto: 6.5
Bagagliaio
Per l’epoca, ampio (circa 400 lt) e ben sfruttabile lo spazio disponibile nel bagagliaio, che aveva una forma abbastanza regolare. Il rivestimento interno, in gomma, era presente solo sul fondo. Le lamiere verniciate della carrozzeria erano a vista, su entrambi i lati. La parte frontale era comunque costituita dal retro dello schienale del divanetto posteriore, che presentava un rivestimento di qualità accettabile. Seduta, schienale e cappelliera non erano abbattibili ma, almeno, erano facilmente asportabili, nel caso si volesse sfruttare al massimo la capacità di carico della vettura. Voto: 6
Visibilità
La visibilità anteriore e laterale, grazie alla bassa linea di cintura ed alle ampie superfici vetrate, era ottima. Il lunotto era abbastanza grande, ma piuttosto inclinato. Quest’ultimo, assieme ai massicci montanti posteriori, non consentiva una buona visuale sul retro e sulla tre quarti posteriore. Come sappiamo, i gruppi ottici anteriori degli anni ’70 erano notoriamente poco potenti, e questo modello non faceva eccezione. Non molto grandi, ma ben visibili, i gruppi posteriori e gli indicatori di direzione. Voto: 6.5
Ventilazione
Ho evitato, data l’età del progetto ed il segmento della vettura, di usare il termine “climatizzazione” (manco a dirlo, inesistente). I comandi della ventilazione, che era sufficientemente potente, erano molto facili da usare. Per il parabrezza, però, c’erano solo due bocchette orizzontali, circolari ed orientabili, situate al centro della plancia. Durante la stagione fredda (e non solo ?), ero spesso costretto ad utilizzare un cuscinetto rivestito in daino sintetico per assorbire l’abbondante condensa che si formava sul lato interno del parabrezza. Mentre, in estate, soprattutto dalle mie parti, non si poteva far altro che spalancare i finestrini ed aumentare la velocità nel platonico tentativo di mitigare il gran caldo . Voto: 5
Impianto stereo
Purtroppo, come per le altre vetture degli anni ‘70, l’impianto stereo di serie non era disponibile. Era però presente un minimo di predisposizione, ovvero un alloggiamento per un radio-lettore 1 DIN, con un frontalino cieco recante il marchio Alfa Romeo al centro della plancia. Quello della mia Alfasud era ancora intonso. Evidentemente, al precedente proprietario, la cosa non interessava. Provvidi pertanto personalmente ad installare un economico radio-lettore estraibile, Stereo 7 (un Majestic, se non sbaglio) e modificai la cappelliera per montarvi una coppia di speaker a due vie della Bandridge, sostituiti in seguito da prodotti Ciare, derivando l’alimentazione a 12Vcc dalla presa accendisigari ed incanalando lateralmente, sotto i profili in plastica che fissavano la moquette, i cavetti per gli altoparlanti. Fu un lavoretto semplice e, tutto sommato, la qualità del suono si rivelò più che accettabile. Voto: 6
Dotazione
Le dotazioni di serie erano allineate a quelle proposte dalle concorrenti italiane ed europee dell’epoca, a parità di tipologia e segmento di vettura. Bisogna però dire che, in quel periodo, le auto tedesche spiccavano molto di più, per la qualità percepita, di quanto non lo facciano attualmente (le vetture giapponesi cominciavano timidamente a diffondersi sul mercato europeo, mentre le coreane erano ancora praticamente inesistenti). Voto: 7
Prestazioni (motore, accelerazione, velocità, ripresa)
Nonostante le modeste coppia e potenza del motore benzina aspirato, un innovativo boxer (ovvero, a due coppie di cilindri contrapposti a 180°), l’Alfasud L era una vettura molto piacevole da guidare. Grazie al peso contenuto ed alla buona aerodinamica, la velocità massima superava i 160 km/h, consentendo di viaggiare con un margine, sia pur piccolo, di sicurezza in relazione ai limiti imposti dal codice. Il generoso propulsore saliva di giri molto rapidamente e la sua voce, sommessa e gorgogliante ai bassi regimi, si trasformava in un rombo teso, che aveva un piacevole e particolare timbro metallico, e che rendeva riconoscibile l’Alfasud, al suo passaggio, solo ascoltandone il suono del motore. Tutto ciò, naturalmente, induceva a premere l’acceleratore più del dovuto ?. In conclusione, questa modesta vettura è stata realmente capace di regalare qualche piccola soddisfazione a coloro che l’hanno guidata ?. Voto: 8.5
Consumo
Come per tutte le Alfa, una nota dolente . I consumi erano piuttosto elevati: si attestavano, in media, sui 10 km/lt, giustificabili solo dalla tipologia di alimentazione con mono-carburatore e dalla tecnologia non avanzatissima del tempo. Voto: 4
Cambio
La trasmissione manuale 4M era piuttosto buona. I rapporti erano molto ben scalati, mentre gli innesti erano sufficientemente precisi e abbastanza dolci. La frizione, a comando idraulico, era invece un po’ deludente: il pedale era pesante, dalla corsa lunga e poco modulabile e, quindi, piuttosto faticoso da azionare. Voto: 6
Sterzo
Davvero encomiabile. Lo sterzo era dotato di un ottimo comando a cremagliera, molto diretto e preciso. Purtroppo, durante le manovre di parcheggio, la mancanza del servo si faceva sentire, eccome. Però, la presenza di un bel feedback dall’avantreno consentiva di avvertire tempestivamente i primissimi sintomi di perdita di aderenza, dando la rassicurante sensazione di avere il pieno controllo del mezzo. Ciò migliorava il piacere di guida e, manco a dirlo, mi induceva ad una conduzione alquanto briosa ?. Voto: 8
Frenata
I quattro freni a disco (all’epoca, un’ottima dotazione per un’auto di pari segmento) erano potenti e ben modulabili, anche se sembravano soffrire un po’ nell’uso prolungato. Purtroppo, un difetto congenito - e mai risolto - al ripartitore di frenata, provocava bloccaggi improvvisi ed inaspettati di una delle due ruote posteriori, causando sbandate difficilmente controllabili. Io stesso, più di una volta, mi sono trovato in questa spiacevole situazione. Me la sono cavata senza alcun danno grazie all’ottimo sterzo ed a molta fortuna . Voto: 4
Tenuta di strada e stabilità
Buona l’ingegneria e la costruzione della sospensione anteriore (un super-classico schema McPherson), ma addirittura raffinata la geometria della sospensione posteriore, a ruote indipendenti. L’assetto, rigido ma non troppo, il rollìo contenuto ed il comportamento (sottosterzante ma sincero) della vettura, consentivano un’ottima guidabilità ed una buona tenuta di strada. Adesso, che siamo avvezzi ai controlli di trazione e stabilità, ci siamo un po’ dimenticati che, allora, il compito di intervenire con manovre correttive di emergenza era lasciato all’abilità e, soprattutto, al fattore C del conducente ?. Voto: 7.5
Confort
L’abitacolo era poco isolato termo-acusticamente, ma non si avvertivano fruscii, vibrazioni o fastidiosi scricchiolii. Le sedute erano piuttosto comode, anche se un po’ rigide. L’insonorizzazione della sottoscocca era praticamente inesistente. Anche la coibentazione termo/fonoassorbente del propulsore era molto scarsa. Ma il suono proveniente dal vano motore era così piacevole che la questione relativa all’insonorizzazione passava in secondo piano ?. Voto: 6
Prezzo
L’Alfasud, come, in genere, tutte le vetture Alfa Romeo, non aveva un prezzo concorrenziale, sia rispetto a quello che era effettivamente in grado di offrire, sia rispetto alla (scarsa) qualità costruttiva percepita. Voto: 5
Costi di gestione / affidabilità
Consumi elevati a parte, la vettura aveva costi di gestione accettabili. Tassa di possesso (a quei tempi, si chiamava "di circolazione") e premio di assicurazione annuale RC erano di importo piuttosto contenuto. Non posso esprimermi in relazione alla garanzia dato che, all’epoca, i costruttori fornivano coperture non superiori ai 12 mesi, ed io acquistai la vettura a distanza di 7 anni e 75k km dalla prima immatricolazione. Registrai comunque un paio di piccoli problemi (non al motore), risolti però molto rapidamente ed a costi abbordabili. Voto: 6
Valutazione media complessiva: 5.9/10
Pregi:
L’Alfasud L era una vettura allo stesso tempo pratica e molto piacevole da guidare. Un buon compromesso, sia per viaggiare in (relativo) comfort, sia per muoversi agevolmente in città. Lo spazio disponibile nell’abitacolo e l’ampio e ben sfruttabile bagagliaio ne rendeva l’uso adatto anche ad una piccola famiglia.
Difetti:
Il grave problema della ruggine, gli eccessivi consumi del propulsore, la frizione pesante, l’inaffidabilità dell’impianto frenante e la scarsa qualità delle finiture. Se non fosse stato per questi difetti (ai quali si pose rimedio tardivamente), l’Alfasud avrebbe potuto essere un modello di riferimento, invece di rivelarsi un promettente progetto che riuscì soltanto a deludere le grandi aspettative che aveva inizialmente suscitato.
Consiglieresti l'acquisto ad un amico o la ricompreresti?
Se potessi tornare indietro nel tempo, non raccomanderei di certo la prima serie dell’Alfasud ad un amico e lo metterei in guardia dai difetti della vettura (solo in parte compensati dai suoi pregi). Però confesso che, a patto di averne le possibilità, non mi sarebbe dispiaciuto acquistare, invece, un’Alfasud Sprint dei primi anni ’80 ?:
Grazie per la Vostra Attenzione – Buona Strada a tutti Voi,
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